Chiamatelo Ragno: a Bercy si è rivista la CableCam, stavolta senza incidenti

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Di Redazione

Il campionato europeo che si è concluso in Francia con la vittoria della Serbia è stato il più affollato di sempre, quello con il maggior numero di giornalisti accreditati e il primo che ha visto i media web andare a insidiare in modo concreto la stampa tradizionale per il numero di contenuti pubblicati. Ma è stata soprattutto “l’edizione del Ragno”.

Inizialmente si chiamava chiamarsi CableCam perché il sistema di trazione e di collegamento è interamente concepito sulla base di quattro cavi posizionati in quota (di solito non meno di quattro metri) tesi da un lato all’altro del campo di gara su quattro angoli opposti ed equidistanti: ma rapidamente è diventato “il “Ragno” perché il suo movimento ricorda quello del suggestivo insetto sulla ragnatela.

Alcuni la chiamano anche “FlyCam”, o The Fly, perché il suo ronzio ricorda  quello di una zanzara. È vero che oggi sui campi di gara aperti sono i droni ad avere un ruolo importante ma questo genere di mezzo è stato per diverso tempo molto utilizzato sia nel calcio che nello sci. Proprio in una gara sciistica però si registrò anche un incidente: era il 17 dicembre di due anni fa e una CableCam posizionata sulla pista dove si svolgeva una gara di Coppa del Mondo precipitò sulla pista a poca distanza dal traguardo, sfiorando il pubblico.

L’anno prima era stata una TVDrone a cadere a pochi centimetri da Marcel Hirscher che stava finendo la sua discesa. In entrambi i casi si sfiorò la tragedia, ma mentre per Hirscher si parlò di un guasto al motore del drone e si decise di sospendere questo genere di ripresa, per a FlyCam di Saint Moritz la causa dell’incidente fu il passaggio a bassa quota di un aereo della pattuglia acrobatica dell’Aeronautica svizzera che tranciò un cavo. Per qualche tempo cavi e telecamere volanti sono state messe da parte.

All’Arena di Bercy si è rivisto il Ragno equipaggiato con un’ottica 3D e un grandangolo spettacolare che rendeva le immagini degli spalti davvero impressionanti.

La prima comparsa del Ragno risale alle Olimpiadi di Atene, il brevetto era italiano. Due operatori (uno di backup) collegati alla regia sovrintendono con uno joypad agli spostamenti del ragno lungo i cavi, un altro sceglie l’inquadratura e un terzo regola la messa a fuoco elettronica. I cavi in realtà non sono quattro, ma otto proprio per motivi di sicurezza, due su ogni gancio: il motore elettrico spinge il sistema a una velocità impressionante: accelerazione da 0 a 40km/h in poco più di due secondi e velocità di punta fino ai 60 km/h che tuttavia sono più significativi sulle piste all’aperto che non sulle arene indoor dove più che la velocità impressiona la reattività.

Per motivi di sicurezza, grazie anche alla considerevole altezza dell’Arena di Bercy i cavi hanno sotteso il Ragno a dodici metri: che da una parte è un motivo di sicurezza, dall’altra se qualcosa va storto si rischia di creare un proiettile micidiale da un livello ancora più pericoloso. A produrre tutte le gare di Bercy è stato l’host broadcaster francese L’Equipe che ha creato un parco tecnico davvero ambizioso con ben quattordici telecamere in arena più altre due in zona mista e altre tre tra spogliatoi e sala stampa. Il Ragno si è comportato bene e non è escluso che possa essere impiegato anche nelle prossime Olimpiadi di Tokyo che sotto l’aspetto della  produzione e della produzione televisiva potrebbero essere le migliori di sempre vista la gran quantità di aziende, brevetti e tecnologie che il paese può offrire.

(Fonte: CEV)

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