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C’è sempre Modena nel destino di Nemanja Petric: “Per me il PalaPanini è casa”

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Di Redazione

Quando si utilizza la parola “roccia” per definire una persona di carattere, decisa, sicura di sé, il rimando a Nemanja Petric è automatico. Approdato nella nuova Leo Shoes Modena all’inizio dell’estate, Nemanja ha subito dichiarato che la città emiliana, nella quale aveva già disputato tre stagioni, è per lui una seconda casa:

Lo è stata sin dal primo anno in cui ho giocato. È casa il Palapanini, nel quale ho sempre giocato con molta emozione, è casa per i tifosi, la società. Quando mi è arrivata la proposta da parte di Modena ho detto subito sì perché avevo davvero voglia di tornarci

È tornato in una Modena molto diversa. Ambiziosa quanto basta?

Assolutamente sì. Sono tornato in una squadra in cui ci sono delle belle individualità, che hanno degli obiettivi comuni e soprattutto hanno a cuore questa stagione. Questo crea un’ambizione positiva e uno stimolo per tutto il gruppo”.

Foto Facebook Modena Volley

Dopo tutti questi anni e tutti i titoli vinti, Petric quanto è ambizioso?

Molto. Sono costantemente stimolato dalle occasioni e dalle stagioni. Mi sento ancora un atleta che ha necessità di dimostrare tanto e una persona che vuole ancora vincere ciò che il campionato offre”.

Cosa risponde a chi dice che Modena non è una società di prima fascia?

Che lo è. Ci sono giocatori molto buoni, alcuni dei quali rappresentano dei punti importanti anche all’interno delle proprie nazionali. È un bel gruppo, lavoriamo con un grande tecnico, sicuramente l’elemento novità porta con sé il fatto che qualcosa vada affinata. Ma ci stiamo lavorando ogni giorno”.

Foto: Cev

La nazionale. Posso dire che lei è la colonna portante della Serbia?

La ringrazio e la trovo una cosa che mi lusinga molto. La nazionale per me è un capitolo fondamentale della mia carriera. A quella maglia tengo molto perché rappresenta le mie origini, il lavoro fatto per arrivare ad indossarla. Gioco e lotto ogni anno per continuare a vestirla. E spero ancora di farlo per lungo tempo”.

Dopo Tokyo quindi lei ci sarà?

Assolutamente. Sogno ancora un’altra Olimpiade e lavoro per questo”.

Che ricordo porta con sé della sua infanzia a Prijepolje?

Un ricordo bellissimo. Ho iniziato a giocare a pallavolo sin da piccolo e la mia famiglia mi ha sempre supportato nel coltivare la mia passione. A 18 anni ho debuttato al Mladi Radnik, nella Superlega serba. Il primo ricordo italiano è il mio arrivo a Perugia a 24 anni. Non nascondo che mi piacerebbe, una volta terminata la mia vita da giocatore, poter rientrare in Serbia e vivere lì la seconda parte della mia vita”.

Alcuni suoi ex compagni dicono che lei sia un uomo di grande sensibilità, dedito all’ascolto. Un futuro da allenatore insomma.

Non è la prima persona che me lo dice. Non la considero così tanto l’idea di diventare allenatore, ma non si sa mai cosa ti porta la vita. Per adesso penso solo a giocare!”.

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