Capitan Beretta si sposa: l’addio al celibato (da orsi), i cinque testimoni e… Monza

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Come se fossi un mitologico Lello Arena in uno sketch televisivo creato assieme a Troisi, intento a strillare al mondo la parola annunciazione, annunciazione, vi indico una data, ovvero quella del 20 giugno 2025. Vi indico addirittura una location, che è Mapello, territorio a me ignoto posizionato per quel che so tra Bergamo e Monza. Voglio essere buono e dirvi anche che i testimoni saranno non uno, ma cinque, un po’ all’americana, un po’ laddove il damigellato è la nuova frontiera pallavolistica con la quale organizzare i nuovi matrimoni. Perché se sei Thomas Beretta, ossia uno dei (sempre un mio umilissimo parere) migliori capitani della Superlega dell’ultima decade, di gente che ti vuol bene ne collezioni stagione dopo stagione, e quindi scegliere una sola persona che ti accompagni in uno dei giorni più importanti della tua vita, appare una scelta insormontabile. Nel caso di Thomas, e soprattutto di chi ha memoria, la scelta è ricaduta su mitologici personaggi della pallavolo lombarda, alcuni noti alle cronache nazionali, altri noti più a chi in questo universo lo conosce come una grande famiglia Berettiana, che con Sara Loda, perfetto esempio di pallavolista adorata all’unanimità, convolerà a nozze tra qualche giorno.

“Saremo circa duecento persone, ed è normale perché entrambi tenevamo ad invitare tutte le persone che con noi hanno fatto parte di questo percorso pallavolistico. I miei testimoni saranno Simone Anzani, Andrea Moro, William Taliento, Massimo Santin, che sono i compagni e gli amici della pallavolo che mi hanno accompagnato sin da giovane e Camillo, mio fratello”.

Sua moglie ha organizzato un addio al nubilato olimpionico. Del suo addio al celibato, ovviamente, non vi è traccia.

“(ride n.d.r) Chi mi conosce sa che non sono uno che ha un grandissimo rapporto con i social, quindi ho solo pensato a godermi i quattro giorni ad Ibiza che ho trascorso con gli amici di sempre. Quindi non racconterò nulla, anche perché i miei amici sono più orsi di me da questo punto di vista. Dico solo che è stato divertente!”.

foto Instagram @alessiaorro8

Beretta e Loda. Accomunati da un enorme sentimento reciproco e da un grande amore per il volley. Supererete le distanze?

“Dovremo almeno per l’anno prossimo perché Sara resterà a Houston dove ha giocato quest’anno nella nuova Lega americana. Si è trovata molto bene, aveva un biennale ed è giusto che prosegua negli Stati Uniti perché è un’ottima opportunità per lei”.

Lei ha appena firmato il suo tredicesimo contratto con il Vero Volley. Beretta è il Francesco Totti della pallavolo?

“Fare parte del Consorzio racchiude un po’ la storia della mia carriera. In serie A, il prossimo anno sarà la mia diciassettesima stagione e questa è la mia undicesima stagione consecutiva qui. Ero qui quando il nome del club era Che Banca! Milano, quando tutto questo è nato. Per me vestire questa maglia e fare parte del futuro di questa squadra è molto importante”.

Non giriamoci attorno, arriva da una stagione molto complicata. Mi prendo io la responsabilità di dire una cosa. Senza un capitano come lei, quest’anno non credo ce l’avreste fatta.

“Io non so se questa cosa sia vera, ma di queste parole le sono grato. Ho cercato di portare avanti la stagione da capitano, facendo capire che il segreto per ottenere delle cose era lavorare, pensando a tutto con senso del dovere, spirito di sacrificio e dimostrando quanto fosse importante giocare, vincere e pensare solo al proprio lavoro e non al contorno di questo ambiente”.

Entrare nelle dinamiche interne ad uno spogliatoio ho sempre trovato fosse dannoso, nonostante tutti sappiamo di ciò di cui si parla. Mi dica almeno cosa ci ha messo in più.

“Ho pensato a staccare tutti quanti dai problemi che avevamo e con cui dovevamo fare i conti tutta la settimana e a far capire loro che dovevamo fare solo i giocatori, ovvero ciò per cui abbiamo tutti firmato qui a Monza. Nelle ultime due o tre settimane ho visto una pallavolo allenata e giocata di alto livello. Siamo riusciti a reggere soprattutto al fotofinish e l’obiettivo salvezza è diventata una realtà”.

Da cosa si riparte?

“La squadra che sta costruendo Monza mi piace, quindi sono molto positivo. Sono certo che ci si possa divertire. Dopo un’annata così difficile e complicata, tutti noi dobbiamo capire che non possiamo solo sopravvivere in una Superlega che cresce anno dopo anno. Dobbiamo vivere e affrontare ogni giorno in palestra come se fosse l’ultimo”.

È possibile ricreare la magia di due anni fa, quando trovò Monza strabordante di spettatori e la finale scudetto da giocare?

“Ci proveremo, anche se è troppo presto parlarne”.

Il suo percorso è stato uno dei più belli a cui abbia assistito, anche perché io so chi era il ragazzo che mi sono trovato di fronte nel 2011, quasi quindici anni. Cosa è cambiato?

“Ero più spensierato, di certi pensieri che ora faccio da capitano me ne accorgevo di meno. Ero anche più vulnerabile, tanto che molto di ciò che mi è capitato pensavo fosse irrecuperabile. Poi la vita ti pone di fronte ad una crescita che inevitabilmente devi fare se vuoi assumerti delle responsabilità”.

foto Legavolley

Lei è diventato il simbolo di Monza. Quest’anno le dico di più, con l’addio di Matteo Piano alla pallavolo giocata, credo che lei diventerà il simbolo della pallavolo lombarda, che considero un movimento a parte.

“Non ho pensato a questa cosa, ma è una responsabilità e non mi sento ancora di essere qualcosa di simbolico. Con Teo ho un ottimo rapporto e grazie a Louati nell’ultimo anno porto il ricordo di belle cene, l’ultima delle quali è avvenuta subito dopo la sua partita giocata a Modena. Credo che lui abbia dato per la pallavolo e ha dimostrato grande affetto a tutto l’ambiente, ricevendone altrettanto”.

La maglia ritirata, il palazzetto in piedi. Siete coetanei e siete cresciuti negli stessi anni e nello stesso ruolo. Mi dica che non l’ha sfiorata il pensiero di quando toccherai a lei.

“(ride n.d.r.) No, ma scherza. Chissà se per me ci sarà una cosa del genere, magari non sono nemmeno pronto a viverla. Lui su queste cose è molto più empatico di me. Io poi voglio ancora giocare.

Foto Vero Volley Monza

Era un gioco psicologico per chiederle di restare. 

“Per ora non preoccupatevi, mi avrete ancora tra i piedi per un bel po’”.

Intervista di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)

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Il ritorno di Dragan Travica: “Felice di lavorare con Boninfante, ma con papà…”

Sale in Zucca

Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno, che sia una vita o un solo giorno... da Dragan Travica. Un itinerario, quello di una persona, ma è doveroso, per quanto bene ne conosca le genesi, estendere il concetto a tutta la sua famiglia, che ha attraversato nazioni impervie, l’Iran su tutte, campionati in cui l’Italia era poco rappresentato fino al suo passaggio, e penso alla Russia e strade che lo hanno reso un giocatore non solo di esperienza, ma anche di peso.

Il Travica dei 38 anni è un palleggiatore dal palmares invidiabile, papà di due figli, eterno ragazzo e uomo navigato, ed è colui che Piacenza ha scelto per il prossimo campionato, da affiancare a quel piccolo genio di Paolo Porro. Viene fuori un mix curiosissimo, forse perché caratterialmente e carismaticamente il piccolo ricorda il grande degli esordi, e ancor di più perché la Gas Sales darà valore mediante Dragan ad un reparto che a Piacenza significa esperienza e ambizione.

“L’Italia è il luogo da cui tutta la mia carriera è incominciata e devo dire che sono molto felice di ritrovare il mio paese e il campionato di Superlega. La Grecia mi mancherà, anzi, ci mancherà da morire, perché anche Giulia e il mio primo figlio Milo, si sono trovati molto bene. Sono stati anni importanti per tutti, anni in cui ho lottato. Lascio con un po’ di amaro in bocca per l’ultimo trofeo non vinto. Il finale è l’unico neo di stagioni in cui ho dato il massimo”.

Ed ora si gode Piacenza.

“I primi contatti ci sono stati a febbraio e ho avuto subito modo di apprezzare il progetto. Poi, il caso vuole che anche mio papà solo fino a poche settimane fa ha lavorato per questa società e svelo un aneddoto, ovvero che quando è stato contattato per la panchina, pensava avessero sbagliato perché erano giorni in cui anche io stavo iniziando le interlocuzioni con il club”.

Sarebbe stato curioso vedervi insieme in Italia.

“Sarebbe stato bellissimo. Ma io sono felicissimo di lavorare con Dante con cui ho fatto molte cose belle in nazionale. Papà sapeva che doveva traghettare la squadra fino a fine stagione. Così come io so bene quale è il mio ruolo e sono contento di lavorare con Paolo”.

foto Gas Sales Bluenergy Piacenza

Ha diretto la squadra fino a ieri in regia. Quest’anno un ruolo diverso.

“Ho 38 anni e giocare cinquanta partite come lo scorso anno inizia a diventare un tema a livello fisico. Sono qui perché Piacenza è un progetto di crescita anche per i giovani, penso alle varie scommesse che ha in atto e io sarò ben felice di mettere la mia esperienza laddove verrà richiesta. Ho scelto questa società perché preferisco giocare per vincere dopo tutti questi anni e sono certo che il roster allestito potrà togliersi delle belle soddisfazioni”.

Paolo Porro è un po’ il Travica degli esordi?

“Mi aspetto che sia il palleggiatore che farà sognare i tifosi e continuerà a dimostrare di che pasta è fatto. Penso al suo cammino a Milano, dove negli anni è riuscito con la squadra a mettere in crisi tanti top team, divenendo una squadra molto apprezzata e presa a modello. Paolo a Milano si è guadagnato tanta stima e fiducia sul campo. Questa è la squadra che può consacrare le sue ambizioni”.

Con suo padre Piacenza cosa ha fatto capire?

“Io credo che papà sia un po’ il Ranieri del volley, è uno che riesce sempre a lavorare sulla chimica della squadra e sulla disciplina. Penso sia il suo valore aggiunto, anche perché ha una lunghissima carriera e ha davvero lavorato con ogni tipologia di gruppo”.

Lei un po’ punta a questi obiettivi?

“Puntiamo tutti in generale a creare subito un gruppo che la domenica voglia puntare in alto. Non vedo l’ora di cominciare anche perché ho sentito parlare molto bene di tanti elementi del gruppo ed ora sono curioso di lavorare con loro in palestra”.

Intervista di Roberto Zucca
(© Riproduzione riservata)