Berruto

Berruto: "Il campione Kurek. C’è chi vince e festeggia e c’è chi perde e va in tv a fare cabaret"

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
Foto: www.legavolley.it
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Redazione

Profondo ma tagliente come sempre. Mauro Berruto ha uno stile inconfondibile per manifestare i suoi pensieri, mai banali. In un suo articolo pubblicato sulla testata online dell’Avvenire, l’ex coach della Nazionale ha parlato delle sue esperienze passate relative al mondo del volley, e a quelle presenti, che lo vedono coinvolto in quella che definisce la sua nuova “ambizione olimpica”, il tiro con l’arco. Infine una decisa valutazione sui Mondiali: da Kurek alla nazionale italiana.

Questo l’articolo integrale pubblicato dall’Avvenire (clicca qui):
“Ho passato 25 anni della mia vita, in ruoli diversi, all’interno di organismi viventi dal nome affascinante e pericoloso: squadre. Nello specifico squadre di uno sport altrettanto affascinante e pericoloso, non per il rischio di infortuni o violenze, ma perché crea una sorta di dipendenza dalla quale diventa difficile separarsi: la pallavolo. Ho fatto un giro lungo che mi ha visto partire da un oratorio per poi regalarmi la gioia di allenare per 11 anni Squadre Nazionali (la Finlandia prima, poi l’Italia). Quell’organismo, quell’animale, l’ho studiato per bene, in contesti molto diversi. Si è impossessato della mia persona, mi ha fatto piangere di gioia e di dolore. Ho nutrito quell’animale (e me ne sono nutrito) in una sorta di cannibalismo rituale al quale ho dedicato esattamente la metà della mia vita, che sarebbe la quasi totalità della mia vita adulta. Il 12 agosto del 2012, giorno in cui io, il mio staff, i miei atleti (quell’organismo nel suo complesso, dunque) riportammo la nostra Nazionale su un podio olimpico è stampato in maniera indelebile nel mio cervello.

Poi quell’organismo ha incominciato a divorare se stesso, come in quelle patologie autoimmuni in cui il corpo attacca le proprie cellule, non quelle malate, ma quelle sane. Sono stato fuori, non ho più visto né scritto di pallavolo, ho percorse altre vie. Ora mi occupo di un’altra disciplina sportiva con ambizione olimpica, il tiro con l’arco. I percorsi della vita sono però imprevedibili e anche quando tu, da qualcosa, preferisci stare lontano, riuscirci non è così scontato.

In questo caso, semplicemente, è successo che la pallavolo abbia disputato il Mondiale maschile in Italia e le finali proprio a Torino, la mia città. Non ho visto nessuna partita dal vivo, ma molte alla televisione. Ho assistito, da spettatore, al disegno di due parabole inverse che hanno risvegliato quell’animale che avevo volutamente spedito in letargo tre anni fa, il giorno delle mie dimissioni da ct dell’Italia. Ho rivisto dinamiche che conosco bene: la forza devastante del sentirsi squadra, del credere in un progetto, dell’affidarsi incondizionatamente al proprio compagno, al proprio allenatore, al proprio staff. Ho rivisto un animale che sa essere docile, tenero nello stringersi in un abbraccio collettivo dopo ogni punto, per poi essere pronto a dimostrarsi aggressivo, con il fuoco negli occhi e nel cuore, per guardare dall’altra parte della rete e dimostrare, con l’atteggiamento, le proprie intenzioni.
Ho visto la storia straordinaria di un campione vero, uno che era stato buttato fuori da quell’organismo, per qualche forma di egoismo che mal si combina con la pallavolo, quando ne era l’atleta più rappresentativo, ma che è stato capace di cambiare, sia nel ruolo in campo, sia nell’atteggiamento, mettendosi completamente a disposizione della sua squadra e, non a caso, è diventato campione del mondo. Già, perché quell’organismo l’ho rivisto pulsare dentro alle maglie biancorosse della Polonia e quel campione è Bartosz Kurek. Lui, testimonial del Mondiale 2014 disputato proprio in Polonia, aveva la sua faccia stampata ovunque, su tutti i manifesti che pubblicizzavano l’evento. Poche settimane prima dell’inizio il suo coach lo escluse dalla squadra. Non ci fu neppure il tempo di toglierlo, da quei manifesti. La Polonia vinse il Mondiale, senza di lui, di fronte a decine di migliaia di tifosi polacchi in estasi. Lui, un passo alla volta, incominciò proprio lì (in silenzio e allenandosi) il percorso che lo ha portato fino all’ultima palla attaccata domenica sera, quella che è valsa il nuovo titolo mondiale e il premio di miglior giocatore della manifestazione. «Gli individui in uno sport di squadra non contano se non si forma un’alchimia perfetta. Se ragioni individualmente hai già perso», ha detto Kurek con il premio ancora in mano.

Ho riconosciuto di nuovo il battito cardiaco di quell’organismo, mi sono emozionato e anche arrabbiato, al pensiero che tante volte siamo ingannati da una visione di superficie fatta di comparsate televisive, fotografie senza maglietta per riviste “patinate”, urla a favore di telecamere, coreografie in mezzo al campo, mani portate alle orecchie per scatenare le urla del pubblico, gel, tatuaggi, sponsor personali e post sui social. La lezione è che c’è chi lavora per se stesso e chi lavora per la squadra. C’è chi vince nel presente e riesce a lavorare per il futuro e c’è chi, sconfitto, getta anche diserbante sul futuro. Parafrasando un mio illustre collega, Julio Velasco, c’è chi vince e festeggia e c’è chi perde e va in tv a fare cabaret”. 

ARGOMENTI CORRELATI

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI


L’Italia di De Giorgi ribalta (a fatica) la Germania: seconda vittoria per gli Azzurri

Nazionale Maschile

Sembrava una serata decisamente no questa seconda di VNL per l'Italia di Fefè De Giorgi, andata sotto due set a zero contro una bella Germania, ordinata, concentrata e anche un pizzico più fortunata. De Giorgi ha dato subito vita a una girandola di cambi mai vista, ma alla fine è riuscito a trovare la quadra con Giannelli in regia, Gargiulo al centro insieme ad Anzani, Sani e Porro in banda, Pace libero (esordio in azzurro per lui) e Romanò opposto, con quest'ultimo che è cresciuto nel corso del match per poi essere decisivo nel tiebreak. 21-25-20-25, 25-19, 25-23, 15-11 i parziali del match.

La week 1 della VNL per la nazionale tricolore continuerà venerdì 13 giugno (ore 2.00 di notte) con l’affascinante sfida che vedrà opposti i Campioni del Mondo dell’Italia ai Campioni Olimpici della Francia di Andrea Giani, anche se per entrambe le squadre saranno diversi i volti nuovi.

Starting Players - De Giorgi era partito con Boninfante in palleggio, Romanò opposto, Bottolo e Porro schiacciatori, Anzani e Sanguinetti al centro, con Laurenzano libero.
Dall’altra parte della rete, la formazione teutonica allenata dal tecnico polacco Michał Winiarski, è scesa in campo con Zimmermann palleggiatore, John opposto, Rohrs e Mohwinkel schiacciatori, , Maase e Torwie centrali, Graven libero.

1° SET - Nel primo set l’Italia che spinge forte e con Bottolo in battuta va subito sul 4-0. Con il passare delle azioni, gli azzurri continuano a imporre il proprio ritmo e si portano sul +5 (12-7), costringendo il tecnico della Germania a chiamare time-out. Al rientro in campo, però, l’Italia accusa un passaggio a vuoto che consente ai tedeschi di riavvicinarsi; sul 15-13 è il CT De Giorgi a interrompere il gioco per dare indicazioni ai suoi.

A questo punto dentro Recine al posto di Bottolo e inizia una vera battaglia punto a punto (17-17). Il muro tedesco si dimostra molto efficace e in questa fase la Germania trova anche il vantaggio (18-19). Il tecnico azzurro inserisce Giannelli e Rychlicki al posto di Boninfante e Romanò. Il monster block di Recine regala il controsorpasso all’Italia (21-20), ma nel finale è la Germania a trovare l’allungo decisivo e un attacco di Böhme fissa il punteggio sul 25-21.

2° SET - Secondo set iniziato con lo starting six iniziale e gli azzurri costretti in questa prima fase a dover inseguire (7-8). Con il passare delle azioni l'Italia ha conosciuto una fase di difficoltà ed è scivolata indietro (10-15). Il tecnico azzurro ha provato a dare una scossa alla squadra operando una serie di cambi; ma l'inerzia del set non è cambiata e la Germania al secondo set ball dopo un errore al servizio di Rychlicki ha chiuso sul 25-20. 0-2 tra Italia e Germania. 

3° SET - Comincia, invece, molto bene il terzo set con gli azzurri vogliosi di riscattarsi dopo i primi due set (6-3). Gli azzurri nella fase iniziale sono stati in controllo e con delle buone trame di gioco sono arrivati presto sul + 5 (10-5). La Germania, più fallosa rispetto al set precedente, è scivolata indietro; mentre l'Italia ha trovato nuove soluzioni in attacco e si è portata sul (16-10) con Sani ben imbeccato da Giannelli. Girandola di sostituzioni per la Germania, gli azzurri invece hanno continuato a produrre un buon gioco finendo per imporsi sul 25-19. In questo set Romanò in evidenza con 5 punti e l’83% in attacco. 

4° SET - Quarto set caratterizzato da una buona partenza dell'Italia e si è portata sul +3 (7-4); la Germania però non è stata a guardare e ha trovato presto il pareggio e il successivo sorpasso con un doppio ace di John (7-8). In questa fase la gara si è incanalata in un serrato punto a punto (9-9, 12-12). Nei minuti successi l'intensità della partita è cresciuta ulteriormente con le due squadre che non si sono affatto risparmiate regalando spettacolo al pubblico presente. La Germania ha trovato l'allungo e l’Italia si è ritrovata a dover recuperare un parziale di -3 (15-18). Nel finale Yuri Romanò, tra i migliori in casa azzurri, trova il mani fuori che riporta l'Italia ad una sola lunghezza dai tedeschi (19-20). La nazionale tricolore trova il pareggio (23-23) sul finale il muro di Porro regala all'Italia il set (25-23). 2-2 tra Italia e Germania.

5° SET - Il tie-break ha visto una partenza sprint dell'Italia che è andata subito subito sul 3-0. Prima l'ace di Romanò e poi l'attacco vincente di Sani portano l'Italia sul 6-3. L'Italia ha continuato a spingere e dettare il ritmo e si è portata sul +5 (10-5); gli azzurri hanno alzato il muro e hanno compiuto la rimonta vincendo set e match 15-11. Italia-Germania 3-2.

ITALIA-GERMANIA 3-2
(21-25, 20-25, 25-19, 25-23, 15-11)
ITALIA: Bottolo 1, Anzani 7, Romanò 24, Porro 17, Sanguinetti 2, Boninfante 1, Laurenzano (L), Recine 1, Giannelli 5, Rychlicki 1, Sani 8, Gargiulo 7, Pace. N.e. Cortesia. 
GERMANIA: Mohwinkel 11, Torwie 12, John 20, Rohrs 12, Maase 15, Zimmermann 1, Graven (L), Burggraf, Bohme 1, Peter 1. N.e. Kunstmann, Eckardt, Meier, Korreck. All.Winiarski
Arbitri: Choi Jae-Hyo (Kor), Robb Charles Andrew (Can)
Durata: 31', 24', 27', 29', 15'
Italia: a 2, bs 22, mv 14, et 30
Germania: a 7, bs 23, mv 8, et 32

La classifica generale è disponibile QUI

(fonte: FIPAV)