Latina – Perugia: che bello il terzo tempo… se non è istituzionale

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Stefano Benzi

Il terzo tempo? Una bella tristezza… aspettate, non insultatemi, voglio fare un ragionamento con voi e sono sicuro che alla fine qualcuno mi darà anche ragione. Il terzo tempo, ovvero quel momento di convivialità che segue un evento sportivo e che è tipico del rugby con una tradizione che sfiora il secolo, è una splendida cosa: ma non può essere qualcosa di imposto, di coreografato come il calcio ha tentato di fare scimmiottando i saluti al centro del campo dopo il 90’ mentre i tifosi si insultano o i labiali di alcuni giocatori lasciano spazio a pochi dubbi interpretativi.

Il terzo tempo è spontaneo: nasce da una cultura che ha radici profonde e non deve essere imposto. Ho assistito a partite di rugby giocate alla morte e a fine partita, con fasciature, abrasioni e tagli ricuciti alla meno peggio negli spogliatoi, l’incontro conviviale era vero. Complice la birra o anche qualche ottima pinta di sidro sono nate amicizie, fidanzamenti, famiglie..

In effetti non mi ha sorpreso il terzo tempo di Latina e Perugia che ha fatto notizia perché è stato piacevole, improvvisato, allegro, vissuto da due squadre stra-professionistiche con una mentalità assolutamente amatoriale.

Gino Sirci, personaggio vulcanico e sempre divertente nelle sue esternazioni che sale su una sedia e urla a tutta la platea il suo entusiasmo per un incontro di vero e sano affetto, non è una notizia: è la normalità che la pallavolo sa e può offrire.

A Monza i Vero Supporters ogni santa domenica che giocano le ragazze del Saugella o i ragazzi del GiGroup a fine gara sistemano un banchetto sotto il loro angolo di tribuna: e vai di spritz. Si fermano tifosi avversari, giocatori, giornalisti che rubano una tartina, si bevono un aperitivo e parlano di pallavolo. La stessa cosa accade in molti altri palazzetti, grandi e piccoli: dove non c’è uno sponsor che garantisce qualche prodotto gastronomico ci sono le tifose che portano da casa torte salate, pizza a tranci e tiramisu. La pallavolo è uno sport che deve aspirare all’eccellenza e al massimo: ma non può e non deve rinunciare a quella spontaneità di festa paesana dove anche l’avversario va applaudito o festeggiato. Perché ha una grande storia o perché ha fatto una prodezza. Al pubblico della pallavolo interessa vincere, certo… ma tutti vogliono essere parte della storia. Il loro terzo tempo è vedere i ragazzini che sciamano per il campo alla fine della partita per un selfie, una firma, un momento che resterà nella loro memoria per sempre. Non rinuncerei mai a tutto questo nel nome di un qualsiasi regolamento.

Mi auguro una cosa perché, come ho scritto nella premessa, sarebbe una gran tristezza: che alle due leghe pallavolo non venga in mente di istituzionalizzare un momento dopo il match che deve restare libero e spontaneo. C’è una dettagliata procedura per l’ingresso delle squadre in campo, per il saluto prima e dopo la partita ma è giusto che se qualcosa in più debba nascere questo sia perché sono società e tifosi che ne diventano artefici.

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI