Anna Danesi e Leandro Mosca al Politecnico di Milano: “L’Arena è la nostra casa”

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Come evolve il volley quando lo si guarda “da dentro”, cioè, con gli occhi di chi in campo ci vive ogni giorno? È stata questa la domanda al centro del talk organizzato lo scorso 1 dicembre 2025 nell’ambito della lezione inaugurale della nona edizione del Master in Sport Design & Management del Politecnico di Milano.

Come da tradizione, il talk introduttivo moderato da Andrea Boaretto, founder & CEO di Personalive e membro dell’Extended Faculty di Polimi GSom, ha visto protagonisti due ospiti d’eccezione del volley: Anna Danesi e Leandro Mosca. Un incontro ricco di spunti sul rapporto tra atleta, infrastrutture sportive, club e fan experience, temi che oggi rappresentano asset strategici per dirigenti, progettisti e manager sportivi.

La discussione si è aperta con un punto tanto evidente quanto cruciale: le aspettative degli atleti verso le infrastrutture sportive. Boaretto ha guidato la conversazione prima chiedendo ai partecipanti di mettersi nei panni degli atleti e poi chiedendo ai giocatori di mettersi nei panni dei futuri manager o progettisti sportivi, esattamente il mindset del Master, e di raccontare quello che può fare davvero la differenza nella loro quotidianità.

Mosca e Danesi lo dicono con semplicità: l’Arena non é uno spazio neutro, ma un luogo dove un atleta vive e ogni dettaglio di essa incide sulla performance. Gli atleti parlano di spogliatoi adeguati, spazi funzionali, illuminazione corretta, presenza di palestre interne, aree tecniche efficienti. Danesi e Mosca non elencano “desideri”: spiegano come ogni dettaglio influenzi concentrazione, sicurezza e rituali pre-gara. È un messaggio chiaro per chi si prepara a gestire impianti sportivi: la performance nasce anche da ciò che l’occhio non vede. Una prospettiva che rimette al centro un concetto spesso sottovalutato che la progettazione dell’infrastruttura é un elemento di performance, non solo logistico.

Nel confronto, i due atleti hanno condiviso esperienze vissute in contesti di altissimo livello dai Mondiali ai Giochi Olimpici, alla Champions League ed emerge un chiaro messaggio: gli impianti italiani delle arene di Serie A sono competitivi ma il futuro richiede un salto ulteriore di personalizzazione dell’esperienza, fluidità dei flussi, servizi integrati per atleti, staff e tifosi.

Non è mancato un riferimento a Santa Giulia, la nuova arena olimpica milanese: un impianto che gli atleti sperano di vivere da protagonisti nel post Milano–Cortina. Il talk ha dedicato grande attenzione anche all’altra metà del campo: quella del pubblico. Entrambi gli atleti hanno ribadito quanto l’esperienza in un arena o stadio influisca anche su chi scende in campo: giocare in un ambiente immersivo, con un pubblico attivamente coinvolto, cambia la percezione, aumenta l’intensità, alimenta il senso di identità. Ormai progettare la fan experience significa comprendere che la partita non inizia col fischio dell’arbitro, ma prima che lo spettatore entri nell’Arena. Un concetto che Danesi e Mosca hanno ribadito anche nel racconto dei loro momenti preferiti nel giorno gara. Per Danesi, l’istante più memorabile resta l’abbraccio con la famiglia dopo il trionfo, “un ricordo che porterò per tutta la vita” (nel caso pecifico delle Olimpiadi e dei Mondiali). Mosca, invece, identifica l’inizio del match: “Quel secondo in cui l’arbitro fischia e pensi sono qui per giocare, è lì che parte tutto”.

Il talk ha toccato anche il ruolo del club moderno come una vera e propria sport company. Danesi lo sintetizza con una frase che pesa: “A Vero Volley senti che tutto è progettato. Non solo quando giochi, ma sempre”. Ed entrambi hanno evidenziato il valore di far parte di una realtà capace di integrare marketing, comunicazione e performance sportiva, generare relazioni sostenibili con sponsor e stakeholder e valorizzare l’atleta anche fuori dal campo, soprattutto nella gestione dei social
network e delle attivazioni commerciali.

È qui che il volley italiano sta evolvendo più rapidamente verso strutture manageriali solide, integrazione tra marketing e sport, identità di club chiara e riconoscibile. Un messaggio forte per chi si prepara a lavorare nel management dello sport: professionalizzare significa creare valore per tutto l’ecosistema, generando sempre più impatto sociale.

Il talk si è chiuso con domande più personali. Danesi ha raccontato con emozione l’impatto dell’oro olimpico sulla sua vita e sul modo in cui percepisce oggi il suo ruolo; Mosca ha condiviso riflessioni simili legate al Mondiale 2022. Testimonianze preziose per un’aula universitaria e master: insegnano che nel management dello sport non si gestiscono solo numeri o impianti, ma persone, carriere, storie.

Il talk ha rappresentato anche un esempio concreto del valore formativo del Master in Sport Design & Management del Politecnico di Milano, un percorso che unisce teoria, pratica, incontri con atleti e manager, e una visione integrata di progettazione, marketing, infrastrutture e sport performance. Un luogo dove si impara a mettersi nei panni di ogni customer (dell’atleta, al fan, allo sponsor, al genitore etc.) come ricordato da Andrea Boaretto all’apertura del talk, e a progettare esperienze che generano valore per tutto il movimento (per informazioni e iscrizioni: Master in Sport Design & Management – Politecnico di Milano).

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