Ana Cristina: “Nell’ultima stagione sento di essere molto migliorata”

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Se c’è una giocatrice che si può eleggere a simbolo del Fenerbahce Opet Istanbul campione di Turchia, di sicuro quella giocatrice è Ana Cristina. La 19enne schiacciatrice brasiliana, negli ultimi mesi, si è letteralmente presa la scena conquistando i tifosi gialloblù a suon di prestazioni, sta diventando un elemento fondamentale anche nel roster della seleçao di Zé Roberto, e soprattutto ha messo le basi per il suo futuro, che ormai sembra essere già ben delineato. Sì, perché se fino a poco tempo fa Ana Cristina era una delle promesse più luminose del panorama pallavolistico internazionale, dopo l’ultima stagione la parola promessa può andare serenamente in archivio, ed essere sostituita da un’altra parola, altrettanto bella ma più solida: certezza.

Ecco la sua intervista esclusiva ai microfoni di Volley NEWS.

Ana Cristina Brasile
Foto Volleyball World

Ana, quali sono i tuoi primi ricordi legati alla pallavolo? Come ti sei appassionata a questo sport?

In realtà, il mio primo ricordo relativo al volley non riguarda me. L’immagine che ho impressa nella mente è quella di quando seguivo le partite di mia madre (Cecília Menezes, n.d.r.), che giocava a livello professionistico. Quindi, la mia carriera è iniziata proprio grazie a lei e alla mia famiglia“.

A che punto del tuo percorso in Brasile hai capito di poter diventare una giocatrice di alto livello?

Quando ho iniziato a giocare in una squadra (il São Caetano do Sul-SP), ho capito quanto mi piacesse la pallavolo ed è stato automatico per me innamorarmi di questo sport. Così è nato anche il mio desiderio di diventare una giocatrice proprio come mia madre“.

Come mai a 17 anni hai scelto di lasciare il Brasile per andare a giocare in Turchia?

Io e la mia famiglia abbiamo sempre considerato l’idea di trasferirci all’estero, imparare un’altra lingua, conoscere una nuova cultura, ancor prima di quando ho iniziato a giocare. Grazie al Fenerbahce ho avuto la possibilità di portare con me i miei cari e soprattutto giocare ad alti livelli insieme alle migliori al mondo. Senza dubbio è un’opportunità incredibile per migliorare e riempire il mio bagaglio di esperienze come atleta“.

Ana Cristina Fenerbahce
Foto TVF

Quali emozioni hai provato quando hai esordito con il Fenerbahce?

Ricordo una sensazione di grande felicità, ma allo stesso tempo ero nervosa perché giocavo lontano dal mio paese di origine con la maglia di una squadra prestigiosa come il Fenerbahce“.

Sta per cominciare la tua terza stagione a Istanbul. Cosa ti piace di più di questa metropoli?

La cosa che amo di più di Istanbul sono i panorami da sogno sul mare. Inoltre, nel tempo libero mi piace fare passeggiate nei parchi della città e osservare la natura“.

Come descriveresti la tua esperienza al Fenerbahce finora? Cos’ha di speciale questo club?

È davvero incredibile far parte della famiglia del Fenerbahce e sentirsi come a casa. Ogni giorno il club ci fornisce il supporto necessario per crescere e performare al meglio“.

Ana Cristina Fenerbahce
Foto TVF

Hai dato un contributo fondamentale nella vittoria del campionato turco 2022-2023. Qual è la prima istantanea che ti viene in mente delle finali?

Penso che il momento più bello sia stato quello in cui ci siamo abbracciate e abbiamo realizzato di aver vinto il campionato. E anche il momento in cui Eda (Erdem, n.d.r.) mi ha chiamato ad alzare la coppa“.

Quali fattori hanno deciso la serie contro l’Eczacibasi?

Credo che l’unità e la determinazione del gruppo siano state decisive tanto quanto il servizio e l’attacco“.

Come valuti la tua ultima stagione?

È stata una stagione importante per me: ho la sensazione di essere migliorata tanto e ho avuto più opportunità di mettere in mostra le mie migliori qualità. Insomma, sono diventata più consapevole dei miei mezzi e a quel punto ho solo cercato di dare il mio contributo alla squadra“.

Ana Cristina Brasile
Foto Volleyball World

Quanto è difficile giocare con tanta pressione, dal momento che tutti si aspettano sempre grandi prestazioni da te e dalla tua squadra?

Direi che ci sono aspetti positivi e aspetti negativi. Non è facile affrontare ogni partita con grande pressione, anche se allo stesso tempo hai la sensazione di avere le carte in regola per vincere. Senza dubbio è una situazione che bisogna imparare a gestire per proteggere la propria salute mentale. La pallavolo è solo una parte della nostra vita ed entrare in campo non deve mai diventare un peso: per mettere in mostra le nostre qualità dobbiamo sentirci a nostro agio“.

È un’estate molto impegnativa per la nazionale brasiliana. Qual è l’obiettivo della Seleçao?

Quest’anno l’obiettivo principale del Brasile è di vincere il Torneo di Qualificazione Olimpica: sappiamo quanto sia importante questa competizione per andare a Parigi nel 2024“.

Cosa puoi dirci dell’infortunio al ginocchio che ti ha fermato durante la VNL?

È qualcosa che può succedere a chiunque, soprattutto quando si è sottoposti a grandi carichi di lavoro e si devono giocare tante partite a distanza ravvicinata. Questa volta è successo a me… A nessuno piace farsi male, ma ora mi sto focalizzando solo sul recupero per tornare in campo in grande forma“.

Ana Cristina Brasile
Foto Instagram Ana Cristina

L’anno scorso aveva suscitato grande clamore la tua richiesta di esonero dalla convocazione per il Campionato Mondiale. Cosa è successo?

Stavo attraversando un momento difficile e così ho deciso di prendermi un po’ di tempo per la cura della mia mente e del mio corpo“.

Quali sono i tuoi sogni e obiettivi per il futuro?

Il mio sogno più grande è di diventare campionessa olimpica: penso che qualsiasi giocatore al mondo voglia raggiungere questo traguardo. In generale, mi sono posta tanti obiettivi e vorrei avere una carriera importante, ma per adesso la priorità è di aiutare il mio club a vincere trofei in questa stagione“.

di Alessandro Garotta

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Rinaldi, biennale in Giappone: “Vi racconto perché vado, i dubbi iniziali e… Modena”

Sale in Zucca

Osaka Blazers Sakai. Tutto o niente. Bianco o nero, o bianco e rosso se si ragiona per cromatismi della vita, e per la nuova bandiera d’appartenenza pallavolistica di Tommaso Rinaldi. La vita è fatta di cambiamenti, spesso radicali, di sfide che portano uno dei primi di italiani, ma di quelli che si candidano ad essere primi della classe a sbarcare nel campionato nipponico, dopo un passato anche recente fatto di Modena, patria del tifo sfegatato, del palazzetto che si riempie dell’entusiasmo e della mitomania, che è poi tipica del giapponesismo del volley. Lui è Tommaso, occhi di ghiaccio, voglia ed esigenza di essere più grande dei suoi 24 anni, destino di essere grande tra i grandi. 

L’entusiasmo per questa nuova avventura c’è tutto, anche se il pensiero di rinunciare a ciò che lo rende uno dei volti più interessanti della Superlega è tuttora presente.

“Osaka è nata per caso. È una destinazione a cui non avevo mai pensato finché all’inizio dell’anno, l’allenatore dei Blazers mi ha contattato su Instagram per sondare la volontà o la mia curiosità di giocare in un campionato così lontano da casa. Se vogliamo, lontananza a parte, è un campionato davvero diverso dal nostro, ma stimolante”.

Non voglio parlare della trattativa in sé. Volevo capire come è iniziato il suo processo di lento sradicamento da una città che lei ama tanto.

“C’è stato subito il confronto con la mia famiglia e con il procuratore anche solo per capire assieme cosa pensassimo di un passo del genere. Non ho ragionato pensando a ciò che mi veniva offerto, non è stato quello l’aspetto che mi incuriosiva di più. Ho pensato se fosse un’opportunità a quest’età e se davvero il Giappone potesse rappresentare un investimento sulla mia carriera”.

Che risposta si è dato?

“Sono rimasto colpito dall’attenzione e dal pensiero fatto da parte della società. Inizialmente ho pensato anche a Modena, perché non volevo lasciarla. Al di là della società in cui sono cresciuto, in cui ho vissuto per moltissimi anni, il pensiero è andato a ciò che mi ha dato tanto e che avrei dovuto lasciare. Ho un’offerta biennale a Osaka, segno che il progetto è lungo e che la volontà di fare bene c’è tutta”.

So che troverà un giocatore che già conosce.

“Sì, Matt Anderson. Saremo compagni di squadra e potremo fare assieme una bella stagione”.

Anderson e Rinaldi. Possiamo fare delle similitudini?

“Mi dica”.

La pallavolo giapponese vive di simbolismo, un po’ come tutta la cultura. Penso ai vostri due volti. C’è tanto marketing. Siete molto belli, siete due volti innocenti, siete un po’ uno stereotipo occidentale. Il volley un po’ pop vende biglietti?

“Sicuramente faremo clamore. Se parliamo di canoni estetici, rappresentiamo forse qualcosa di pulizia e trasparenza, non so quanto questo conti. Sono un popolo molto devoto alla pallavolo, molto attento, che esprime con moderazione ed educazione la propria gratitudine e il proprio affetto e simpatia nei confronti degli atleti”.

L’emozione c’è?

“C’è curiosità. Partirò ad agosto e sarò solo in questa prima fase. Se mi vuole chiedere quanta paura ho della solitudine, del fatto che sarò dall’altra parte del mondo per la prima volta per così tanto tempo, le dico che dovrò imparare a gestire tutto, ma sono fiducioso. Papà e mamma sono stati determinanti e mi hanno lasciato libero, senza il rimpianto di non avermi più a Modena a due passi da casa”.

Rinaldi, mi fa specie vederla diventare così grande.

“Sono cresciuto anche io. Questa è una grande occasione arrivata nel momento giusto”.

Intervista di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)