A2 maschile: Massa cade a Siena nel derby toscano

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Di Redazione

Siena non fa sconti. Massa perde il derby contro l’Emma Villas e lo fa in modo abbastanza netto. Siena che arrivava a questa sfida in fiducia dopo il successo di Coppa e che davvero ha dimostrato di avere certezze e soluzioni molto superiori alla Fonteviva. Massa non ha mai dato veramente l’impressione di poter mettere in discussione il successo di Siena e questo anche nelle fasi di gioco migliori della squadra di Mosca che nella seconda parte del secondo set e nella fase iniziale del terzo non aveva demeritato. Troppo poco, però, per portare a casa punti.

1° set: Leoni e Cuk in diagonale, Nannini e Biglino al centro, Bolla e De Marchi di banda e Bortolini libero. Per Siena formazione con Fabroni a guidare le danze,Martin Nemec opposto, gli schiacciatori Vedovotto e Fedrizzi, al centro Bargi e Spadavecchia, in seconda linea a difendere c’è Giovi. Inizio negativo in ricezione per Massa che andava subito sotto 5-1 sbagliando tanto in questo fondamentale. Biglino con due primi tempi teneva in scia Massa (7-4) ma Siena allungava con un video check e contro video check favorevole all’Emma Villas su attacco out di Cuk (9-4). Per fortuna della Fonteviva anche Siena sbagliava molto, anche al servizio, e la squadra di Mosca rimaneva comunque in scia (11-9). Massa poco reattiva in alcune situazioni di difesa ed anche a toccare poco a muro. Sul 14-10 tempo Fonteviva. Allungo ulteriore sul 17-12. Sul 18-12 dentro Silva che torna in campo dopo l’infortunio per dare sostanza alla ricezione. Finale tutto di Siena con gli ospiti a sbagliare molto anche se a recuperare qualche punto con un finale in crescendo;

2° set: sestetti confermati e confermati anche i problemi in ricezione di Massa che sbagliava subito molto costringendo Mosca al tempo (4-1). Muro di Siena che marcava bene Cuk. Nannini al muro per il 5-2. Ancora la ricezione a latitare, con Bolla in grande difficoltà, e Siena sull’11-5. Lo stesso Bolla e Cuk a tenere in scia Massa (12-9). Ace di Nannini per il meno due (13-11). Buona fase per l’opposto Fonteviva (15-13). L’impressione, però, era che quando Siena accelerava Massa durava fatica. Massa comunque ci provava dopo che Mosca chiamava tempo sul 19-15, al ritorno in campo, Fonteviva a tornare sotto (19-17). Ospiti però anche a commettere subito due sanguinosi errori al servizio che tenevano a più tre Siena. Bene Cuk per il 21-19. Siena sul 24-20. Massa ad accorciare (24-22) tempo Cichello. Chiusura Emma Villas con errore al servizio Bolla;

3° set: subito tempo Mosca dopo il 3-0 Siena. Massa a muro sul neo entrato Melo  e su Nemec  (4-4). Fonteviva combattiva e che con un gran diagonale lungo di Cuk (8-7). Superata la doppia cifra, però, Siena allungava nuovamente (14-10 e 16-11). Allungo definitivo sul 20-13 e chiusura senza problemi dei padroni di casa.

EMMA VILLAS SIENA – ACQUA FONTEVIVA MASSA 3-0
Emma Villas Siena: Fabroni, Bargi, Spadavecchia, Vedovotto, Giovi, Graziani, Braga, Nemec, Pochini, Di Tommaso, Fedrizzi, Melo. All. Juan Manuel Cichello; 2° all. Cruciani.
Acqua Fonteviva Massa: Bortolini, Cuk, Leoni, Briglia, Bolla, Bernieri di Lucca, Nannini, Calarco, De Marchi, Briata, Silva, Drago, Quarta, Biglino. All. Mosca; 2° all. Urbani.

Arbitri: Lorenzo Mattei e Alberto Dell’Orso; addetto al video check Emiliano Pasquini

Parziali: 25-20; 25-22; 25-19.

(Fonte: comunicato stampa)

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Falaschi Week, Capitolo 1: lo studio della tecnica è diventata merce rara

Interviste

In questo primo capitolo della Falaschi Week affrontiamo con Marco un tema di strettissima attualità che, complici anche alcune scelte di mercato, ha sollevato un dibattito importante nella comunità pallavolistica, ovvero quello legato agli allenatori. Parleremo anche di metodologie di allenamento, ma sempre in relazione a queste due macro categorie, queste due scuole di pensiero: quella degli allenatori gestori e quella degli allenatori tecnici.

Quali sono le differenze sostanziali?

“I gestori, lo dice la parola stessa, sono più bravi a gestire un gruppo, a gestire elementi e casi particolari, e mettono un po’ la tecnica in secondo piano. Ci perdono poco tempo insomma, sono più improntati a fare tanti sei contro sei in allenamento. I tecnici sostanzialmente sono quelli che prendono un giocatore e lo portano a un livello superiore. I primi allenano il gruppo, i secondi allenano differentemente ogni singolo giocatore. Oggi le squadre, soprattutto quelle di vertice, sono orientate a scegliere di solito i gestori mentre i giocatori, ovviamente, vorrebbero migliorarsi e quindi lavorare con chi predilige di più la tecnica”.

Come mai si scelgono di più i gestori rispetto ai tecnici?

“La risposta è facile, il tempo di allenare la tecnica non ce l’hai. I top team tra coppe e campionato giocano di fatto ogni tre giorni. Senza dimenticare che a inizio stagione non lavorano mai con i nazionali perché gli arrivano a ridosso dell’inizio del campionato. È per questo motivo che tante volte i tecnici vengono scelti da squadre da metà classifica in giù, perché hanno di solito tutta la settimana per lavorare e perché le società medio-piccole, diciamo così, hanno anche più interesse nel valorizzare e far crescere i giovani in rosa in chiave mercato”.

Eppure la tecnica sarebbe importante anche, se non soprattutto, per i top team e i top players.

“È verissimo. Io ti dico che tanti giocatori, tanti giovani, hanno sempre i loro momenti di difficoltà, ma, come mi ricordava sempre il mio maestro (di chi si tratta lo sveleremo in un prossimo capitolo), nei momenti di difficoltà tu vai a rifugiarti nelle cose tecniche. Quindi la cosa tecnica ti fa fare la cosa giusta, o più adatta, in quel determinato momento”. 

Un esempio pratico?

“Faccio l’esempio del palleggio. Se c’è un momento nell’arco della stagione che ad esempio il palleggiatore non riesce bene a servire in posto 4, vai a ripensare alle cose corrette che devi fare per palleggiare bene in quattro: allora pensi che i piedi li devi mettere così, le mani le devi mettere colà e così via. Spesso questa cosa qui è un po’ sottovalutata”.

In che senso?

“La tecnica è fondamentale anche negli allenamenti. Purtroppo invece si allena spesso la fase a punteggio e, ad esempio, il muro nella fase di gioco. Anche la stessa fase del muro ha bisogno però di una fase tecnica, perché se io vedo delle situazioni che non vanno, ad esempio prendo mani fuori o la palla si insacca, significa che c’è un problema tecnico. Di conseguenza bisogna andarlo a sviscerare quel problema tecnico e in allenamento devi lavorarci sopra, ma devi farlo tecnicamente. Molto, troppo spesso, invece, si pensa solo alla fase del gioco e si finisce col fare sempre sei contro sei”.

La ricezione è sempre una nota dolente per tante squadre e tanti giocatori. Per quella che è la tua esperienza, qual è il segreto per migliorare in questo fondamentale?

“Una cosa che io, personalmente, reputo sia sbagliata è quando si predilige troppo la quantità. Mettere da una parte giocatori che fanno quaranta, cinquanta battute, e dall’altro lato del campo gente che sta li a cercare di fare ricezioni positive, non aiuta a migliorare la qualità della ricezione. L’obiettivo non deve essere quello di cambiare posizione in ricezione dopo che arrivi a farne dieci giuste, perché magari per farne dieci giuste te ne hanno dovute battere trenta se non di più. L’obiettivo dovrebbe essere, non so, 6 su 10, 7 su 10. Lavorare individualmente e sulla tecnica, in questo caso della ricezione, significa che l’allenatore si deve mettere dietro al giocatore in questione e a ogni palla che sbaglia gli deve spiegare perché l’ha sbagliata”.

Forse si da per scontato che queste siano cose già apprese negli anni delle giovanili e che in Superlega non ci sia più la necessità di spiegarle o di lavorarci su.

“Sbagliatissimo, è proprio qui, a questi livelli che serve di più lavorare sulla tecnica. Ovvio che la tecnica è la stessa, il modo di mettere giù i piedi è lo stesso, le spalle, le braccia, ma bisogna tener conto che qui cambia la velocità della palla, quindi la tecnica deve essere correlata alla velocità della palla. Se non alleni la qualità, non costruisci le tue certezze. Se non hai certezze, che senso ha lavorare sulla quantità?”.

Lavorare così sulla tecnica forse richiede anche un maggior grado di disponibilità e sacrificio.

“Indubbiamente, bisogna essere disposti anche a rompersi le scatole a guardare i video, a cercare i dettagli, a cercare di trovare l’esercizio giusto per far fare le cose per bene. Questo perché non tutti gli esercizi vanno bene per tutti i giocatori. Ci vuole la pazienza e anche l’abilità di capire cosa è giusto per migliorare questo o quel giocatore in questo o quel fondamentale”.

Un altro fondamentale che sta diventato sempre più protagonista nella pallavolo moderna è quello della battuta. Quando entra va tutto bene, ma quando non entra vediamo squadre e giocatori che si incaponiscono senza trovare soluzioni o fare variazioni. Come mai?

“Anche quella è una cosa che va allenata, il problema è che in tanti lo fanno battendo a tutto braccio, solitamente in posto uno. Ma se batti a 120 km/h in posto uno e lì trovi il libero che te la riceve, a cosa ti serve battere così forte? Forse se in uno c’è il libero sarebbe meglio battere anche a 90 km/h, ma in posto cinque su un ricettore meno bravo. Ma quanti lo sanno fare? E perché non lo sanno fare? Perché evidentemente in allenamento non si fa quel tipo di lavoro, quella ricerca delle variazioni. Se non ci provi mai, non imparerai mai a farlo”.

Adesso capiamo perché tanti tuoi colleghi, al termine di ogni stagione, invece di chiederti dove andrai a giocare ti chiedono dove andrai ad allenare...

"Ahahahah, no dai, questo non scriverlo".

Ops.

Intervista di Giuliano Bindoni
(©Riproduzione riservata)