È stata la stagione perfetta. Cinque trofei, cinque gioielli che brillano nella bacheca della Prosecco DOC Imoco Volley Conegliano. Un dominio assoluto in Italia, in Europa e nel mondo. E al centro di questo capolavoro c’è anche lei: Gabriela Braga Guimarães, più semplicemente conosciuta come Gabi, la fuoriclasse brasiliana che ha conquistato il pubblico italiano con la sua energia travolgente, la sua classe infinita e quel sorriso che non si spegne mai, nemmeno nei momenti più intensi.

Arrivata a Conegliano con il peso di grandi aspettative sulle spalle, Gabi ha risposto come solo le campionesse sanno fare: diventando una colonna della squadra, dentro e fuori dal campo. Ha portato la sua esperienza, il suo spirito da guerriera e quella fame di vittorie che la rende una delle schiacciatrici più forti e ammirate del panorama mondiale.
Nell’ultima stagione, non è stata solo protagonista in attacco e in difesa, ma anche anima e cuore di un gruppo che ha saputo reinventarsi, superare ogni ostacolo e alzare l’asticella partita dopo partita. In questa intervista esclusiva, ci apre le porte del suo mondo, ci racconta il dietro le quinte di una squadra invincibile e ci svela cosa significa, per lei, continuare a sognare, anche quando hai già vinto tutto.
Gabi, arrivi da una stagione indimenticabile in cui hai vinto cinque trofei con Conegliano. Se dovessi scegliere un momento che ti ha fatto venire i brividi, uno che non dimenticherai mai, quale sarebbe?
“Senza dubbio la vittoria della Champions League. Credo sia stato il momento – arrivato al termine di una stagione in cui abbiamo conquistato cinque trofei – in cui io e tutta la squadra abbiamo davvero realizzato ciò che eravamo riuscite a ottenere. Ne parlavamo spesso, ci dicevamo che volevamo arrivare a quell’obiettivo, ma ovviamente non è mai facile. Dopo la finale ci siamo sentite sollevate, felici… è stato un insieme di emozioni racchiuse in un solo istante“.

Da fuori, Conegliano è sembrata semplicemente inarrestabile. Ma dentro lo spogliatoio, qual era la formula magica che ha tenuto questa squadra affamata, unita e imbattibile? Quali sono i segreti di coach Santarelli?
“Penso che gran parte del merito vada a Santarelli. È stato divertente il fatto che ogni volta che vincevamo una partita o un torneo, il giorno dopo in palestra lui alzava l’asticella sempre di più. Ci ricordava quanto fosse fondamentale continuare a lavorare sodo, e noi ci chiedevamo: ‘Cosa possiamo fare di più per migliorare?’. È stato lui, allenamento dopo allenamento, a tenerci con i piedi per terra, a farci capire che ogni successo è frutto di sacrificio, che non bisogna mai smettere di impegnarsi, restare umili e rispettare gli avversari. Con il tempo e tanto lavoro, abbiamo capito che non si è mai davvero favorite se non si dà tutto ogni singolo giorno. Sulla carta magari lo eravamo, ma la verità è che ogni partita andava vinta, lottando insieme fino all’ultimo punto“.

Giocare per un club come l’Imoco è già di per sé una sfida. Qual è stata la lezione più grande o la sorpresa che hai vissuto quando sei entrata per la prima volta in questa macchina da vittorie? Cosa hai trovato all’Imoco – in termini di mentalità, struttura o lavoro quotidiano – che non avevi mai sperimentato prima?
“Le cose che più mi hanno sorpreso sono state la mentalità, l’impegno e la dedizione di Moki (De Gennaro, ndr). Ha 38 anni, ha vinto praticamente tutto nella sua carriera e ha appena conquistato la medaglia d’oro olimpica. Eppure, ogni giorno continua a lavorare duramente, facendo un’ora extra di allenamento. Noi scherzavamo, aspettando di vedere quando avrebbe smesso di fare quell’extra per prenderla un po’ in giro. Ma è stato proprio grazie alla sua leadership e al suo esempio che tutta la squadra, in particolare le più giovani, ha capito che per vincere e raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissate, dovevamo lavorare duramente. Anche Asia (Wolosz, ndr), che è la capitana, condivide la stessa mentalità. Entrambe hanno messo un impegno straordinario nel mantenere unita la squadra, nel sostenere le compagne e, soprattutto, nel comunicare apertamente. In molti si chiedevano come sarebbe stato far funzionare una squadra con così tante stelle, ma alla fine è stato proprio questo il segreto: non c’era spazio per l’ego. Tutte lavoravano per il bene del gruppo. Il nostro obiettivo principale era vincere i tornei, non essere l’MVP o la migliore giocatrice. Questo è stato uno degli aspetti che mi ha sorpreso di più e che ha fatto davvero la differenza“.

Dopo aver vinto tutto in Turchia, hai scelto l’Italia per un nuovo capitolo della tua carriera. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione e, ad oggi, qual è la cosa più importante che l’Italia ti ha dato?
“Nel corso della mia carriera, ho sempre ragionato in termini di cicli, proprio come i cicli olimpici che si ripetono ogni quattro anni. Solitamente prendo decisioni significative che comportano cambiamenti significativi, sia a livello professionale, come il cambio di squadra, sia a livello personale, modificando il mio approccio su come mangio, dormo e gestisco altre abitudini. Questa è stata una di quelle decisioni. Ho sentito che era il momento giusto per affrontare una nuova sfida, qualcosa di diverso. L’Italia mi ha offerto un’opportunità straordinaria: giocare in uno dei campionati più competitivi al mondo, far parte di una delle migliori squadre, allenarmi con un coach straordinario e confrontarmi con le atlete più forti. Ho visto questa opportunità come un passo fondamentale per la mia crescita“.

Qual è l’aspetto del gioco o della mentalità di Gabi che ha fatto maggiormente la differenza quest’anno?
“Penso di avere una mentalità orientata sempre ad aiutare gli altri a rendere al meglio. Quando la squadra funziona, anche per te diventa più semplice esprimerti al massimo. Fin dal mio arrivo, la mia priorità è stata lavorare sodo ogni giorno, dare il 100% e fare il possibile per aiutare le mie compagne a dare il meglio. Sapevo che, in questo modo, sarebbe stato tutto più facile anche per me. E avere esempi come Moki, Asia e le ragazze che ogni giorno danno tutto in allenamento mi ha spinta a mantenere alto anche il mio livello mentale e di impegno“.

Sei una giocatrice capace di portare in campo, allo stesso tempo, fuoco e calma. Come riesci a trovare le parole o i gesti giusti per spronare le tue compagne quando la pressione è alle stelle?
“Quando giochi in una squadra come l’Imoco, tutto diventa naturalmente più semplice. Ma dopo tanti anni ad alti livelli, soprattutto nei club, impari a leggere la squadra, a conoscere le tue compagne e a capire come supportarle nel modo giusto, in base alla loro personalità. Ci sono giocatrici che hanno bisogno di calma, di sentirsi sostenute, e altre che invece hanno bisogno di essere spinte, provocate, accese. Quindi, cerco sempre di adattarmi a ciò di cui hanno bisogno in quel momento. A volte, per esempio, quando la squadra era più rilassata, alcune ragazze provavano a spingere e a mettere in campo più energia. In quei casi, però, è utile rimanere lucide, analizzare il momento della partita, pensare in modo più tattico e capire cosa serve cambiare. Questo equilibrio tra intensità e lucidità è qualcosa che ho imparato nel tempo, grazie all’esperienza e anche agli esempi delle compagne più esperte con cui ho giocato“.

Spegniamo per un attimo le luci dell’arena. Cosa ti ha conquistato il cuore dell’Italia, al di là della pallavolo? Hai qualche passione segreta, angolo nascosto o rituale a cui ti sei affezionata?
“Quest’anno è stato davvero speciale per me. L’Italia, il Veneto e Conegliano mi hanno profondamente toccato il cuore. Negli anni che ho trascorso a Istanbul, non ho mai avuto molto tempo libero lontano dalla pallavolo: sono sempre stata totalmente concentrata. Ma quest’anno è stato diverso. Pur mantenendo la stessa dedizione, ho trovato il modo di concedermi un po’ di più, di esplorare, di scoprire, di respirare davvero il luogo che mi circondava. La natura, la cultura, la bellezza che trovi in Italia sono semplicemente affascinanti. Ho iniziato ad aprirmi di più, a lasciarmi andare nei momenti liberi, a rilassarmi e godermi il presente. E tutto questo mi ha fatto un bene enorme. L’Italia è un Paese meraviglioso, con luoghi e atmosfere che ti restano dentro. È stata un’esperienza nuova, che mi ha arricchita tanto anche a livello mentale, aiutandomi a gestire meglio la pressione e gli obiettivi di una stagione così intensa“.
Dopo una stagione da sogno con Conegliano, ora il tuo sguardo è rivolto a un’altra maglia che per te significa tutto: quella del Brasile. Quali sono le tue aspettative per l’estate con la Seleção? E quanto desideri aggiungere un altro oro alla tua collezione?
“Nella mia carriera, l’obiettivo è sempre stato uno: vincere una nuova sfida, lottare per una nuova medaglia d’oro. È chiaro che non sempre si può essere le favorite, né la squadra su cui tutti puntano. Ma per me questo non cambia nulla: la mentalità resta quella di voler vincere tutto. Ho vissuto una stagione incredibile con l’Imoco, e ora con la nazionale l’obiettivo è lo stesso, anche se il contesto è diverso. Abbiamo tantissimo rispetto per le altre squadre e sappiamo che la chiave è il lavoro, giorno dopo giorno. Non partiamo da favorite, questo è certo – è una realtà ben diversa rispetto a Conegliano – ma vedo un potenziale enorme in questa squadra. La nuova generazione arriva con una fame incredibile, tanta voglia di prendersi responsabilità, di lottare per i propri sogni e di costruire qualcosa di grande. Quando questa determinazione individuale si unisce a un obiettivo comune, cioè crescere come squadra e dare tutto ogni giorno, allora sì, possiamo davvero sognare in grande. E io ho ancora tanta fame di vittorie“.

Le giovani pallavoliste in tutto il mondo ti vedono come un idolo. Se potessi sederti faccia a faccia con loro, qual è il consiglio più sincero che daresti?
“Penso che la cosa più importante, soprattutto per le più giovani, sia ricordare loro di divertirsi. Spesso, durante il percorso, mettiamo su di noi troppa pressione, troppe aspettative, e finiamo per dimenticare di essere semplicemente noi stesse e di vivere appieno le esperienze. La prima cosa che direi è di non perdere mai la gioia che lo sport può dare, perché è questa la parte più bella, ed è quella che alimenta la passione di alzarsi ogni giorno per dare il meglio di sé. L’importante è andare in palestra con la mentalità giusta: dare il 100%, lavorare duramente, consapevoli che nulla verrà regalato. Ma anche nei giorni in cui si pensa di essere solo al 20%, bisogna dare quel 20% con il 100% della propria mentalità e del proprio impegno. Questo è ciò che fa la differenza. Un’altra lezione che mi ha aiutata moltissimo nella mia carriera è l’importanza di supportarsi a vicenda. Nessuno raggiunge risultati straordinari da solo, soprattutto negli sport di squadra. Abbiamo bisogno delle persone che ci circondano. Quindi, sì, prendiamoci cura di noi stessi – fisicamente, mentalmente, in ogni aspetto – ma ricordiamoci anche di prenderci cura delle persone intorno a noi“.

Hai vinto tutto, eppure ogni volta che entri in campo i tuoi occhi brillano ancora di passione. Cosa tiene vivo quel fuoco? E se chiudi gli occhi per un attimo… qual è il prossimo sogno che vedi all’orizzonte?
“La pallavolo è sempre stata la mia passione, un amore profondo e costante. Per me è naturale continuare a lottare per nuovi obiettivi. Ho ancora tanta fame di vittorie, voglia di conquistare medaglie e affrontare nuove sfide. E se chiudo gli occhi, il sogno più grande che vedo all’orizzonte è senza dubbio la medaglia d’oro alle Olimpiadi“.
Intervista di Alessandro Garotta
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