Il Galatasaray è praticamente perfetto: Igor eliminata sul più bello

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Di Redazione

“Io del Galatasaray non mi fido neanche un po’; hanno problemi e infortuni, è vero, ma è una squadra con tante fuoriclasse che sanno sempre come uscire dalle difficoltà”. Lo diceva non più tardi di domenica sera Barbolini presentando la partita di Champions League… E aveva ragione: perché anche se è vero che il Gala è ormai fuori dalla lotta per il titolo nazionale ed è priva della Kosheleva, vittima di un bruttissimo infortunio al ginocchio sinistro, è altrettanto vero che le risorse alle turche non mancano. La partita ha dimostrato in modo impietoso quella che era stata la chiave di lettura di Barbolini: turche fortissime, per carità… niente da dire: ma della Igor Novara ci sarebbe piaciuto vedere anche la brutta copia di una qualsiasi delle ultime undici vittorie consecutive. Finisce 1-3 (26-24, 20-25, 17-25, 19-25)

Nel primo set il Galatasaray gioca un volley molto attento e speculativo: buone le percentuali in ricezione, competitive anche quelle in attacco. Ma forse è proprio Novara che concede troppo: il servizio non incide (nemmeno un ace) ma sui contrattacchi turchi le Igorine si fanno trovare spesso scoperte. Tant’è che non appena Novara rimette la testa sul campo il set cambia padrone. Il Galatasaray è avanti di due a tre punti dal set. L’Igor cambia marcia e si prende un break di tre punti arrivando al set point con comodità: pure troppa, la palla giusta va giù al terzo tentativo con uno splendido muro di Plak, decisiva in tutta la fase finale del set. Una gran bella dimostrazione di forza, che purtroppo Novara non saprà replicare nei set a venire.

Anche nel secondo set la Igor non parte con il piede giusto: concede subito un break di tre punti alle turche e si ritrova a inseguire faticando moltissimo. Particolarmente ispirata al centro nel Galatasaray la Jack: la centrale di Trinidad e Tobago, sei punti nel primo set, trova un muro e un punto in rapida successione. Novara sbanda, prende un altro gap pesante e si ritrova in un attivo sul 14-23. Qui, su un set quasi regalato viene fuori il carattere della squadra: sei punti di fila sul servizio di Sara Bonifacio mandano su tutte le furie Ataman Guneyligil le cui urla dalla panchina si sentono anche senza microfono d’ambiente. Il Galatasaray zoppicando e soffrendo chiude 20-25 ma sullo slancio costruisce anche il terzo set,  ci ricordandoci le parole di Barbolini. Mai dare niente per scontato…

Turche più attente, precise, aggressive: il break è immediato, 2-5. Bonifacio, riproposta dall’inizio del set dopo l’eccellente impatto nel finale del secondo, si fa trovare puntuale. L’impressione però è che Novara senta quanto pesa il pallone: concedere un altro set alle turche significa nella migliore delle ipotesi giocare cinque frazioni e poi andare al golden set. Il gap delle turche piano piano si allunga: 5-10, tutti gli scambi si fanno più fallosi, frenetici, affannosi. Barbolini striglia le sue giocatrici: “Stiamo concedendo troppo – dice durante un time out – se sono brave loro è un discorso ma non possiamo concedere le pallette corte con gli occhi sul muro…”. Il Galatasaray si porta a +8. I valori della partita d’andata sono completamente invertiti, la partita si annuncia un calvario, la buca è profonda e Novara non trova appigli: 12-22. Nel finale Novara rosicchia qualche punto ma è una goccia nel mare di fronte al gap costruito dalle turche, 17-25.

A questo punto Novara sa che non può sbagliare più niente: se perde il set la serie va alle turche e anche in caso di pareggio si andrebbe al quinto e anche in quel caso bisognerebbe vincere per andare al golden set. Uno spreco di energie fisiche e mentali di cui Barbolini avrebbe fatto volentieri a meno nel pieno della corsa scudetto. Rientra Chirichella per Bonifacio. Le turche battono in modo preciso e violento, Novara continua a faticare, pasticcia… tante ricezioni sporche: ancora una volta il Gala si prende il break (4-7) e poi lo allunga su un videocheck che Novara spreca malamente, (5-11). Il Galatasaray non sbaglia quasi niente e gioca con la cattiveria del killer di professione: Igor che si scioglie e non riesce a trovare forze fisiche e morali per reagire. La situazione diventa imbarazzante: 5-14. Troppi i punti da recuperare: il peso lo si avverte nel finale quando con grande determinazione Novara riesce comunque a ritagliarsi due minibreak che riducono il gap a quattro punti. Ma il Galatasaray non concede nulla e giocando semplicemente sul cambio palla, e forti di un servizio davvero micidiale, si vanno a prendere la bellezza di sei match point. Ne occorrono due dopo una schiacciata di Egonu che il muro turco non sembra toccare: la vittoria la sottolinea, pienamente meritata, un videocheck molto incerto, discusso e non del tutto convincente.

Nell’altra partita di qualificazione vittoria in tre set del Vakifbank Istanbul sul Volero Zurigo che subisce due 3-0 di fila e saluta la compagnia. Top scorer la cinese Zhi Ting con 21 punti e un 67% in attacco… così, tanto per mettere le cose in chiaro. Sarà bello ritrovare da avversaria la corazzata allenata da Giovanni Guidetti che è in corsa anche per il titolo turco: finale con l’Eczacibaşi a cominciare dal 17 aprile. Evitato dunque l’ennesimo derby tra Imoco e Igor in Final Four, sarebbe stata la seconda volta in Champions League: l’Imoco giocherà contro il Vakifbank mentre il Galatasaray sfiderà le padrone di casa dell’Alba Blaj. Novara sarà semplicemente la grande assente, probabilmente anche ingiustificata: nemmeno un ace, troppe pause e davvero troppi errori.

 

Igor Gorgonzola Novara-Galatasaray Istanbul 1-3 (26-24, 20-25, 17-25, 19-25)

Igor Gorgonzola Novara: Vasilantonaki 3, Camera, Plak 7, Gibbemeyer 11, Enright, Skorupa 4, Bonifacio 3, Chirichella 6, Sansonna (L), Piccinini 6, Zannoni, Egonu 24. Allenatore Massimo Barbolini.

Galatasaray Istanbul: Cetin 5, Karadayi (L), Jack 17, Kalaç 7, Alikaya, Demir Güler 38, Rabadzhieva 9. Non entrate: Aydin, Aslanyürek, Aydinlar, Dumanoglu, Kayacan (L), Ruseva, Allenatore Ataman Guneygilil.

Arbitri: Evgeny Makshanov (Russia), Eldar Aliyev (Azerbaijan)

Spettatori: 3300

Timing: 30’, 30’, 24’, 28’. Totale: 1.52’

Ace: 0-8

Muri: 15-10

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Rinaldi, biennale in Giappone: “Vi racconto perché vado, i dubbi iniziali e… Modena”

Sale in Zucca

Osaka Blazers Sakai. Tutto o niente. Bianco o nero, o bianco e rosso se si ragiona per cromatismi della vita, e per la nuova bandiera d’appartenenza pallavolistica di Tommaso Rinaldi. La vita è fatta di cambiamenti, spesso radicali, di sfide che portano uno dei primi di italiani, ma di quelli che si candidano ad essere primi della classe a sbarcare nel campionato nipponico, dopo un passato anche recente fatto di Modena, patria del tifo sfegatato, del palazzetto che si riempie dell’entusiasmo e della mitomania, che è poi tipica del giapponesismo del volley. Lui è Tommaso, occhi di ghiaccio, voglia ed esigenza di essere più grande dei suoi 24 anni, destino di essere grande tra i grandi. 

L’entusiasmo per questa nuova avventura c’è tutto, anche se il pensiero di rinunciare a ciò che lo rende uno dei volti più interessanti della Superlega è tuttora presente.

“Osaka è nata per caso. È una destinazione a cui non avevo mai pensato finché all’inizio dell’anno, l’allenatore dei Blazers mi ha contattato su Instagram per sondare la volontà o la mia curiosità di giocare in un campionato così lontano da casa. Se vogliamo, lontananza a parte, è un campionato davvero diverso dal nostro, ma stimolante”.

Non voglio parlare della trattativa in sé. Volevo capire come è iniziato il suo processo di lento sradicamento da una città che lei ama tanto.

“C’è stato subito il confronto con la mia famiglia e con il procuratore anche solo per capire assieme cosa pensassimo di un passo del genere. Non ho ragionato pensando a ciò che mi veniva offerto, non è stato quello l’aspetto che mi incuriosiva di più. Ho pensato se fosse un’opportunità a quest’età e se davvero il Giappone potesse rappresentare un investimento sulla mia carriera”.

Che risposta si è dato?

“Sono rimasto colpito dall’attenzione e dal pensiero fatto da parte della società. Inizialmente ho pensato anche a Modena, perché non volevo lasciarla. Al di là della società in cui sono cresciuto, in cui ho vissuto per moltissimi anni, il pensiero è andato a ciò che mi ha dato tanto e che avrei dovuto lasciare. Ho un’offerta biennale a Osaka, segno che il progetto è lungo e che la volontà di fare bene c’è tutta”.

So che troverà un giocatore che già conosce.

“Sì, Matt Anderson. Saremo compagni di squadra e potremo fare assieme una bella stagione”.

Anderson e Rinaldi. Possiamo fare delle similitudini?

“Mi dica”.

La pallavolo giapponese vive di simbolismo, un po’ come tutta la cultura. Penso ai vostri due volti. C’è tanto marketing. Siete molto belli, siete due volti innocenti, siete un po’ uno stereotipo occidentale. Il volley un po’ pop vende biglietti?

“Sicuramente faremo clamore. Se parliamo di canoni estetici, rappresentiamo forse qualcosa di pulizia e trasparenza, non so quanto questo conti. Sono un popolo molto devoto alla pallavolo, molto attento, che esprime con moderazione ed educazione la propria gratitudine e il proprio affetto e simpatia nei confronti degli atleti”.

L’emozione c’è?

“C’è curiosità. Partirò ad agosto e sarò solo in questa prima fase. Se mi vuole chiedere quanta paura ho della solitudine, del fatto che sarò dall’altra parte del mondo per la prima volta per così tanto tempo, le dico che dovrò imparare a gestire tutto, ma sono fiducioso. Papà e mamma sono stati determinanti e mi hanno lasciato libero, senza il rimpianto di non avermi più a Modena a due passi da casa”.

Rinaldi, mi fa specie vederla diventare così grande.

“Sono cresciuto anche io. Questa è una grande occasione arrivata nel momento giusto”.

Intervista di Roberto Zucca
(©Riproduzione riservata)