Leon e l’Italia: ama la gente, la cucina e la cultura di Perugia

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Di Redazione

Wilfredo Leon Venero, il CR7 della Sir Safety Perugia, a 25 anni vanta già un palmarès ricco di trofei (un argento ai mondiali e ben quattro Champions con il Kazan solo per citarne alcuni). Due metri di altezza e grinta per il Cubano naturalizzato Polacco che alla Nazione Umbria dichiara:
«Ma l’esperienza più bella è nella sfera privata, la mia famiglia: mia moglie Malgorzata e mia figlia Natalia», che ha compiuto un anno proprio il giorno in cui con lo Zenit ha vinto la quarta coppa in Champions League battendo in finale la Lube Civitanova del connazionale Juantorena. «Le daremo dei fratellini molto presto, almeno questa è la nostra intenzione».

Leon è  abituato a bruciare le tappe. Basti dire che ha esordito in Nazionale a soli 14 anni (nella World League 2008 a La Avana) e ha vinto un titolo mondiale a 17 : secondo di un soffio nella finale persa con il Brasile. Padre a 23 anni, León è considerato il giocatore più forte del pianeta, anche dai suoi colleghi come il fuoriclasse Ngapeth che lo ha sostituito allo Zenit Kazan. Di seguito, l’intervista rilasciata al corriere:

Allora Leon, come si trova a Perugia allenato da un’altra leggenda del volley mondiale come Lorenzo Bernardi?
«Bene, molto bene. Di Bernardi conoscevo la statura dell’atleta, ora ho `toccato con mano’ anche quella dell’allenatore. Un vincente assoluto»

E Perugia?
«Mi piace. Ha una dimensione giusta, una storia importante, arte e cultura. Non l’ho scoperta tutta ancora, ma quello che ho visto mi ha conquistato. In estate ho anche assistito a una bella rievocazione medievale… Pure mia moglie è contenta. Del resto Perugia è molto simile alla città in cui lei è nata in Polonia. E poi mi hanno detto che qui gli inverni non sono troppo rigidi. Per un cubano come me è cosa di non poco conto. Kazan è una città bellissima ma d’inverno fa un freddo pazzesco. Ho provato temperature come i -32 gradi».

Sorprende la padronanza che in poche settimane ha già della lingua italiana. Dove l’ha imparata?
«Quando sono venuto a giocare in questo Paese ho cominciato a provare. E una lingua difficile ma simile alla mia. Ascolto anche i film, poi a musica: cantanti come Laura Pausini ad esempio, e mi esercito. Pare che funzioni. Non ho ancora imparato frasi in perugino ma ci sto lavorando… ».

Del resto per uno che parla già bene spagnolo, polacco e russo la predisposizione a imparare la quarta lingua è più che evidente. Ma cosa apprezza del nostro Paese?
«Un sacco di cose. La gente, schietta e simpatica, innanzitutto. Finora nei giorni liberi dagli allenamenti ho visitato i dintorni di Perugia, i luoghi del Trasimeno, e sono arrivato fino a Siena. Sempre accolto ovunque con simpatia».

Quindi l’inevitabile “salto” in cucina.
 «Adoro la pasta. Ne mangio almeno un piatto al giorno. Al pomodoro e basilico con parmigiano. Ho scoperto qui questo formaggio, che bontà. Io tra i fornelli? Si, certo, mi piace, ma le mie specialità al momento sono soprattutto cubane, piatti a base di carne di maiale. Ma non è detto che non impari presto pure a fare la pasta».

Il suo esordio fu con la maglia numero 1, quando si dice il destino…
«È vero, a 14 anni in nazionale indossai quel numero (ride)»

Impegnatissimo in palestra, non può seguire le sue passioni che comunque cercherà di coltivare quando potrà?
«Mi piace pescare. Mare o fiumi non fa differenza, è un modo straordinario di stare a contatto con la natura. E poi mi piace sparare al poligono. Vedremo».

Se non avesse giocato a volley, che sport avrebbe fatto?
«Avrei giocato a baseball di sicuro. Troppo alto? No, affatto, ho il braccio perfetto per i lanci».

Ma intanto torniamo alla pallavolo. Con lo Zenit Kazan ha alzato dal 2014 al 2018 quattro trofei di Champions League. I tifosi perugini nutrono grandi aspettative…
« Anch’io! Voglio continuare a vincere. Questo è un campionato dal livello altissimo, dove ci sono tante squadre molto forti. E bilanciato, ci saranno grandi sfide».

L’attesa per il suo arrivo in Italia del resto è guardata con interesse da tutto l’ambiente. La chiamano il CR7 della pallavolo, lo sa? Dicono che tutto il settore trarrà beneficio dalla sua presenza che accenderà inevitabilmente i riflettori su Perugia. Tra pochi .giorni arriveranno i nazionali serbi e argentini Atanasijevic, Podrascanin e De Cecco, per non dire di Lanza e Colaci che finora ha incontrato solo da avversari…
«Non vedo l’ora. Siamo dei pallavolisti, cambiare squadra fa parte del gioco, come vincere giocando insieme. Succederà spesso»

A proposito di Sir e sirmaniaci, in cinquecento sono arrivati in una giornata di caldo torrido solo per darle il benvenuto al primo allenamento.
«Sono stati fantastici. Una cosa che mi ha colpito molto. A loro dico: continuate a seguirci, venite alle nostre partite, insieme con la Sir continueremo a fare grandi cose».

(Fonte: La Nazione Umbria)

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In otto stagioni ha raggiunto la promozione dalla C alla B2 nel 2019, due volte i playoff promozione nel 2021 e 2023 e la promozione in B1 nel 2024, nell'unica stagione in cui la prima classifica non saliva direttamente nella categoria superiore e la salvezza raggiunto all'ultima giornata nel 2024-2025. Una salvezza incredibile, costruita settimana dopo settimana, anche quando la Sangio alla fine del 2024, prima della sosta natalizia occupava l'ultima posizione in classifica. In otto campionati le panchine di coach Capra alla San Giorgio sono ben 164 di cui 134 nei tornei nazionali tra B2 e B1, comprendendo stagione regolare e playoff. 

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"Gli stimoli non mi mancano e ogni giorno in palestra voglio che il lavoro venga fatto al meglio senza tirarsi indietro mai. Lo faccio io e voglio che lo facciano anche le mie giocatrici; questo fatto unito all’ambiente sereno credo che sia il segreto del nostro successo. Ringrazio tutti per la fiducia accordatami e spero vivamente di ricambiare il tutto anche il prossimo anno".

(fonte: Pallavolo San Giorgio Piacentino)