Scoprirsi Down, il libro autobiografico di Alberto Meroni: "Fiero di avere un cromosoma in più"

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Di Paolo Frascarolo

Lavorare è un dovere, ma deve essere anche un piacere. Non nego che l’attività giornalistica sia una professione fatta di entusiasmo, ogni giorno alla ricerca di fatti e occasioni di cui parlare. Tuttavia quando poi il tema diventa quello della pallavolo, un mondo troppo spesso penalizzato all’interno dell’universo sportivo, le cose si complicano. Nonostante questo, esistono storie fuori dall’ordinario, realtà che ti coinvolgono e che, lo ammetto, permettono anche di crescere.

Momenti formativi, come la vicenda di Alberto Meroni, un ragazzo per nulla “alto” dal punto di vista dei centimetri, ma caratterizzato da uno spessore morale degno di nota. Allora sì, lo ammetto nuovamente, posso solo imparare. Alberto, come ama dire, è fiero del suo “cromosoma in più”. Esiste qualcosa di più bello?

Ho avuto l’onore di intervistarlo, sensazioni ed emozioni difficili da mantenere separate dal lavoro che svolgo tutti i giorni: parlo di attimi che ti responsabilizzano davvero. L’entusiasmo con cui l’ho visto approcciarsi all’intervista, una voglia smisurata di raccontare la sua storia, attraverso la voce, che per l’emozione trema, e gli occhi. Il suo sguardo brilla, è felice, ma forse io lo sono ancora di più a raccontare la sua storia, e quella di “Scoprirsi Down”, il libro che ha scritto con papà Ezio (San Paolo Editore).

Scoprirsi Down è il racconto della vita di Alberto Meroni, dalla gestazione a oggi. La storia dove narra, senza veli e senza sconti, le relazioni e le esperienze vissute in famiglia, a scuola, in oratorio, nello sport, sul lavoro, descrivendo le grandezze e le miserie dei medici, i pregiudizi della società, l’ipocrisia e la generosità della gente, l’importanza degli amici veri. Un cammino non sempre facile, affrontato con grande coraggio, ma scandito da successi e da incomprensioni, da gioie e da sofferte emarginazioni, guidato da due grandi passioni: la cucina e la pallavolo. Cameriere e aiuto cuoco da un lato, allenatore, giocatore e tifosissimo del Vero Volley dall’altro.

Come ama definirsi Alberto Meroni?
“Ho 23 anni, sono nato a Desenzano del Garda. La mia nonna gestisce un bar a Lugana di Sirmione, paese a cui sono fortemente legato, ma abito a Cinisello Balsamo. Sono un ragazzo energico e pieno di vita”.

Cosa rappresenta per te la pallavolo?
“Il mio percorso con questo bellissimo sport è iniziato quando avevo quattro anni, innamorandomi della maglia dell’Asystel  Milano. Per me la pallavolo è lo sport della vita, da subito entrato nel mio cuore grazie ai miei idoli Lorenzo Cavallini e Paolo Cozzi, i primi giocatori che ho conosciuto quando ero un bimbo. Ho iniziato a palleggiare con loro ed è stato amore vero”.

Uno sport che ti vede ancora coinvolto?
“Esattamente, come giocatore e assistente allenatore. Gioco nella squadra Special Olympics Silvia Tremolada, di cui sono il capitano. Un ruolo che mi rende orgoglioso, perché voglio aiutare i miei compagni a capire quanto sia importante questo progetto. Ma non faccio solo il giocatore, guardo il campo anche dalla prospettiva della panchina! Prima allenavo una squadra a Cinisello Balsamo, la Us Speranza. Poi è arrivata la chiamata del Vero Volley, e non ho potuto dire di no!”

Un leader anche in curva!
“Certo, mi trovate nella curva Vero Supporter, alla Candy Arena, ogni domenica. Aiuto a sostenere la mia squadra con i tamburi, provando a far cantare il pubblico. Il tifo è fondamentale, soprattutto se la pallavolo si coniuga con l’amore per la maglia del Vero Volley”.

Oltre alla pallavolo coltivi anche la passione della cucina, vero?
“Sì, inizialmente mia mamma nutriva il sogno di vedermi ragioniere. Io invece volevo diventare un cuoco, così ho studiato all’istituto alberghiero Olivetti di Monza e, dopo diversi stage, ho trovato lavoro in un ristorante vegano – vegetariano a Cusano Milanino, l’Hortus.  Si tratta di un ristorante unico nel suo genere: a Cusano infatti non era mai esistito un locale così innovativo. A pranzo aiuto in cucina, mentre alla sera coordino la sala, ma non solo: faccio anche il cameriere e aiuto a scegliere i vini. In realtà mi sento più un cuoco, ma lascio scegliere al mio capo…”.

Sei particolarmente fiero della tua storia. Come descriveresti il tuo libro?
“Ci tengo a dire che senza il prezioso aiuto di mio papà, questo bellissimo progetto non sarebbe mai esistito. Racconta tutto della mia vita, fin da quando ero nella pancia di mamma Ornella, focalizzandosi sulle tappe più importanti del mio percorso. Il titolo “Scoprirsi down” vuole far capire che noi ragazzi, pur avendo questa sindrome, siamo comunque speciali perché riusciamo a fare cose altrettanto speciali nonostante tutto. Non dobbiamo sentirci diversi, dobbiamo aprirci alla cultura, allo sport, insomma a tutto!”

Speri questo libro possa rappresentare un messaggio di speranza?
“Avere un cromosoma in più significa avere una marcia in più. Non penso di essere diverso, siamo tutti uguali. Alcuni ragazzi non sanno come controllare la loro disabilità, ma sono comunque da amare così come sono. Vorrei che questo libro aprisse la mente delle persone, prendendo il mio caso come riferimento: io sono fiero di essere semplicemente Alberto. Sono fiero di avere un cromosoma in più”.

Il sogno nel cassetto di Alberto Meroni?
“Se lo svelo, non si avvera! Parlando seriamente, vorrei aprire un ristorante o un Bed & Breakfast a Sirmione e scrivere un altro libro sulla mia vita, per raccontarne la seconda parte, visto che questo è solo l’inizio!”.

 

E noi della redazione di Volley NEWS, potendo solo apprezzare le tue bellissime parole, ci auguriamo tu possa raggiungere tutti i tuoi obiettivi. Per aspera ad astra, caro Alberto.

 

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