Egonu: dal Team Volley di Galliera alla Nazionale. A 19 anni star del Mondiale

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Di Redazione

Tutte le grandi stelle hanno un inizio. E anche Paola Egonu ha il suo: Fabiola Bellù è stata la sua prima allenatrice, la sua scopritrice, e quando parla di lei, le si illuminano gli occhi. Ed è un po’ come una mamma che racconta orgogliosa i successi della figlia. Non è un caso se oggi, a chi le chiede dei suoi esordi, Paola risponda ricordandola come la persona «che mi ha dato le basi di questo sport e mi ha insegnato come ci si comporta». A riportarlo è Il Mattino Padova, nell’edizione odierna.

Il prossimo 18 dicembre la stella della nazionale medaglia d’argento ai Mondiali compirà vent’anni. Ma la sua avventura sportiva è iniziata nel 2010, nella palestra di viale Venezia del Team Volley di Galliera, poco distante da dove viveva con la sua famiglia (i genitori Ambrose, camionista, ed Eunice, infermiera, il fratello e la sorella: da due anni hanno lasciato l’Italia per trasferirsi a Manchester, in Inghilterra).
«Paola si è presentata in palestra circa un mese dopo l’inizio della stagione, grazie al passaparola delle compagne di scuola che l’hanno convinta a provare a giocare a pallavolo», racconta Fabiola, che oggi allena a San Martino di Lupari. «La ricordo come una ragazzina esile, già all’epoca era molto alta per la sua età. Ai primi palloni mi sono detta subito: questa ragazza farà strada. E l’ho pensato per le qualità fisiche, certo, ma anche per l’umiltà e la determinazione che mostrava, per come sapeva adattarsi a fare quello che le si chiedeva e per come legava con le altre».

Non mancano gli aneddoti per il giovane opposto:
«Ricordo che mi chiamava “Fabi” e che in una delle prime partite si è lamentata perché, essendo più alta delle altre, la maglietta le stava corta. Così le ho detto: “È corta perché va di moda così” e ha giocato lo stesso. – continua -Un giorno all’uscita dalla palestra mi si avvicinò e mi chiese se potevo restare a parlare con il papà. Lui si presentò e mi disse che voleva portarla negli Stati Uniti, da parenti, perché secondo lui avrebbe sfondato nel basket. Io gli ho risposto che non sono una maga, ma per quanto ne capivo Paola sarebbe arrivata senza troppi problemi in Serie A».

«Alla prima convocazione in un raduno provinciale», prosegue, «la accompagnai assieme al dirigente del Team Volley Antonio Conte. Da lì ne ha fatti diversi altri, salendo sempre di livello. In uno, al Centro Pavesi di Milano, era presente il Ct delle nazionali giovanili Mencarelli e si dice che il tecnico che la stava seguendo lo andò a chiamare dall’altra parte della palestra perché non credeva ai suoi occhi di fronte ai suoi salti. Mencarelli arrivò e rimase sbalordito: la macchina indicava che aveva toccato i 336 centimetri».

Ma dove può migliorare ancora Paola? «Lei avrà sempre difficoltà nel bagher, fatica ad arrivare sui palloni bassi proprio perché sfiora l’uno e 90, ma lavorandoci può migliorare. Il rischio che si monti la testa invece non esiste proprio: se c’è una ragazza con i piedi ben piantati a terra è lei». Fabiola non ha perso una partita del Mondiale della sua pupilla, che, con i 45 punti siglati in semifinale contro la Cina, ha stabilito il record assoluto in una rassegna iridata. «E non vedo l’ora di rivederla giocare dal vivo», conclude, «quando il 28 novembre verrà con la sua squadra di club, l’Igor Novara, a giocare al PalaVerde contro l’Imoco Conegliano».

(Fonte: Il Mattino Padova)

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