#ViaVitorchiano: quando un’immagine, da sola, vale più di mille parole

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Ci sono immagini che raccontano i fatti meglio di mille parole, inquadrature che svelano più dettagli di tante analisi. Una di queste arriva dalla presentazione fatta nei giorni scorsi al Coni del nuovo sponsor delle Nazionali.

A meno di un anno dalle elezioni dello scorso 26 febbraio a Rimini questa foto svela che la campagna elettorale, l’assemblea, il voto e, soprattutto, la corrente che ha presentato come “nuovo” il corso federale con al vertice Bruno Cattaneo sia stato tutto un bluff.

Quella che è andata in scena un anno fa è stata semplicemente una guerra intestina nella quale i congiurati hanno voluto dare l’impressione di cercare di assassinare il monarca, ma tutto si è risolto con un cambio di nomi ma non di politica e di ruoli. Un teatrino, per farla breve.

La presenza di Carlo Magri accompagnato dal fedelissimo Cecchi in primissima fila, non defilato nella posizione di ospite bensì sistemato in quella del protagonista alla presentazione dello sponsor DHL officiata da Malagò, spiega tutto.

Cattaneo è dall’altra parte del tavolo, il “past president” della Fipav è quanto mai… presente.

Magri è l’ombra ben accetta di Cattaneo in ogni uscita che conta: porta i soldi in cassa, raccontano un po’ tutti in via Vitorchiano, perché i contatti che contano sono ancora i suoi. Certo, passare da assoluto “reuccio” del volley ad agente a commissione deve essergli costato un bel po’ in termini d’orgoglio personale, ma sempre da via Vitorchiano ci sussurrano che i “benefit“di cui godeva quand’era monarca non siano stati intaccati dal vento del nord e che il rigore dei lombardo-veneti calati su Roma si sia un po’ ammorbidito una volta venuti a contatto col Ponentino…

Immaginiamo quanto mastichino amaro i “peones” di quella che fu la lista Magri, dirigenti come Formentin, Cenedese e Bergonzi, che hanno lasciato il loro ruolo in provincia dove avevano fatto un gran bene per il loro territorio per mettersi in gioco e che ora sono “a spasso“.

Ma anche dall’altra parte, chi ha creduto nella favola del rinnovamento non può stare meglio. Chi, dopo il 26 febbraio 2017, esultava per la fine dell’era Magri inneggiando al nuovo s’appenda in ufficio un poster di questa foto.

S’è svenduta l’anima critica del movimento per un grande, enorme bluff.

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